La Liguria nella foresta pluviale.

Questa mattina mi sono svegliata, di nuovo, con un mal di schiena folle, tale da togliermi il respiro e farmi venire i conati di vomito nell’atto dell’alzarmi. Sono sempre bei momenti. Sono poi venuta in cucina a fare colazione. Mi piace quando c’è silenzio e si sente solo lo sciabordio dell’oceano in lontananza, il vento che muove le foglie e l’animale occasionale che si sposta nella foresta.

Non è facile godersi il silenzio qui perchè molto spesso c’è musica, a basso o ad alto volume, che lo interrompe. E nonostante la musica sia una delle mie più grandi passioni confesso che ultimamente i momenti in cui regna il silenzio sono per me i migliori. Mi piace andare sul terrazzo di sopra quando è deserto e godermi la vista dell’oceano al di là della foresta pluviale. Ne ho bisogno per ricaricarmi dopo questo mese terribile, uno dei peggiori della mia vita.

Chiudendo la parentesi e tornando alla colazione, mentre facevo colazione pensavo a quanto mi sarebbe piaciuto essere in Liguria, in un semplice monolocale solo per me, con un bagno pulito, una cucina in cui poter effettivamente cucinare e un letto che non fosse uno strumento di tortura medievale. Ho immaginato lo scendere in una viuzza delle cittadine liguri, fermarmi in un bar a bere un espresso e poi fumare una sigaretta, senza sentirmi come se stessi ammazzando dieci bambini dopo averli cosparsi di olio bollente. Indugiare in un negozio, camminare verso la spiaggia o prendere l’auto e andare fino in Francia, guidando lungo la costa. Comprare del pane in cui non fossero stati stipati olio, burro, aglio o altre menate, e che nel morderlo non sembrasse un chewing gum già masticato giorni addietro con quel retrogusto di benzina che ha l’aglio. Fare la spesa in un supermercato dove la gente non cammina scalza, non compra noodles istantanei, burro d’arachidi in confezione da un quintale e 20 galloni di salsa di soia e non butta la lattuga direttamente nel carrello, senza metterla in un sacchetto. Ho pensato di fare il bagno in un mare dove non ci fossero meduse o coccodrilli, di andare a correre sulla passeggiata e non commuovermi alla vista di un cane, in quanto primo animale domestico che vedo dopo settimane di bestie di varie taglie che hanno come obiettivo uccidermi o banchettare col mio delizioso, a quanto pare, sangue.

Non chiedevo la Sardegna, la Sicilia o il Salento. Mi sarei accontentata della Liguria. Cenare con un amico e del buon vino e sorridere senza chiedersi come si fa, perchè dopo il mese che ho passato, a cui spero ne segua uno migliore, a volte ho il dubbio di ricordare come si sorrida sinceramente, non per sarcasmo, stanchezza o circostanza.

Al momento il mio sogno proibito è riuscire a raggiungere un centro abitato e comprare dello yogurt magro e del caffè per la moka. A questo si sono ridotti i sogni. Ancora una volta mi sono resa conto di quante cose dò per scontate, di come quelle libertà che mi sembravano banali invece non lo fossero. E mi chiedo perchè l’essere umano debba sempre aver bisogno di situazioni estreme per rendersi conto di  ciò che è davvero importante nella vita. Perchè bisogni perdere un amico giovane per realizzare di non essere eterni, perchè bisogni stare imprigionati in una foresta pluviale in mezzo al nulla per capire quanto sia meraviglioso essere liberi di muoversi, bere un caffè, fare una passeggiata.

Pensavo tutto questo mangiando weetabix con latte di soia e bevendo la brodaglia che qua chiamano caffè istantaneo, perchè evidentemente sono un popolo con molta fantasia. E poi ho pensato che la scorsa estate ci sono stata 3 settimane in Liguria e non sono stata minimamente in grado di trarre da queste il massimo della gioia, del relax e del benessere che avrei potuto ricavarne, perchè il mio cervello aveva le sue paranoie anche lì.

Quindi non importa dove io sia, importa come io decido di vivere, quello che scelgo di mettere nella mia testa, quello che faccio ora per ora. Il dove è relativo, è il come che è centrale.

Spero di tenerlo a mente ogni giorno, per il resto della mia vita, perchè purtroppo sono anche consapevole che i concetti importanti sono difficili da capire e troppo facili da dimenticare.

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8 Responses to La Liguria nella foresta pluviale.

  1. vagoneidiota says:

    Ed io, in questo, ti ringrazio. Perché me lo hai ricordato e farò tesoro di ogni tua parola.

  2. brandituptravel says:

    Esperienze di vita dall’altra parte del mondo che sono come tesori. Ci rinfrescano idee,e sentimenti, ridimensionano tentazioni, ci ricordano cosa conta e cosa no. Il “come”, ad esempio.

    • 2emebureau says:

      Grazie che mi segui e apprezzi quelle che a volte mi sembrano immense banalità ma ho bisogno di ripetermele, soprattutto qui tra un casuario e un drago di Komodo. Tra 15 minuti saprò di che morte il rabbino ha deciso di farmi morire oggi. E’ uno di quei giorni in cui avere una lingua madre diversa da quella del tuo capo può rivelarsi particolarmente utile.

  3. elena says:

    Ti seguo dall’inizio, sono di Torino, mi sono ritrovata moltissimo in tanto di ciò che scrivi. Le situazioni estreme possono sorprenderci anche senza andare così lontano. Purtroppo la memoria tira brutti scherzi, edulcorando i fatti e annacquando l’efficacia dell’esperienza, ma qualcosa dentro di te cambierà per sempre. Per me è troppo tardi per la fuga, aspetto il seguito…

  4. Laccagialla says:

    È da un po’ che non scrivi. Tutto bene?

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