Ieri, mentre ero prigioniera di uno spazio aperto, si è avvicinata una coppia. Avranno avuto una cinquantina d’anni.Avevano lo stesso sguardo sereno e aperto di una coppia di ragazzini che si guarda intorno in un posto nuovo, ma l’esperienza e le conoscenze di chi ha vissuto un po’ di più di un ragazzino.
Hanno chiesto qualche informazione alla sottoscritta, segregata ma sorridente. E poi si sono allontanati come erano arrivati, camminando abbracciati sotto l’ombrello.
Non ho potuto non provare un pizzico di invidia, di quella buona però. E non ho potuto non pensare che quelle due persone, dall’essere nessuno per l’altra sono riuscite a costruire qualcosa di unico e irripetibile. Sono diventate amore, famiglia, condivisione. Non si saranno abituate alla compagnia uno dell’altra. Avranno amato la compagnia uno dell’altra al punto da non poterne fare più a meno. Mantenendo viva quella magia che li porta a viaggiare, a domandare, a scoprire nuove cose insieme. Abbracciati. Anche se piove. Lei adorerà commentare con lui quella rubrica. Lui adorerà guardarla mentre si veste la mattina.
Questa è la storia che ho inventato io. Ma mi viene anche in mente che avrebbero potuto essere amanti clandestini in una gita fuori porta. Finalmente liberi di abbracciarsi all’aperto. Perchè effettivamente le relazioni clandestine hanno qualcosa di asfittico, in quanto sembrano esistere solo quando ci sono quattro mura intorno.
Però no, la storia che ho immaginato io mi piace di più. Quella di un amore reale e concreto, che non perde la propria poesia.
Mentre li guardavo allontanarsi mi sono sentita felice. Li ho trovati davvero un frammento di bellezza nell’universo.